Il caso della campagna pubblicitaria di Pandora
Nelle ultime ore l’azienda di gioielli Pandora è dovuta correre ai ripari a causa di una discussissima scelta di comunicazione. Non sai ancora di cosa sto parlando? Pochi giorni fa in diverse fermate della metropolitana di Milano è apparsa la scritta a caratteri cubitali «Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora: secondo te cosa la farebbe felice?».
Una domanda che ha scatenato moltissime reazioni, specialmente sui social network, di persone indignate per la scritta bianca su sfondo verde del marchio Pandora tanto che l’azienda è dovuta correre ai ripari con una serie di post sulla propria pagine Facebook per cercare in qualche modo di arginare le ondate di accuse di sessismo.
Per avere una fotografia più ampia di quello che sta accadendo non mi sono limitato ad analizzare la pagina facebook di Pandora ma ho scandagliato un po’ il web alla ricerca delle rassegne stampa dei quotidiani on-line e di articoli nei blog di comunicazione e marketing, leggendo moltissimi commenti sull’argomento per comprendere la scelta dei creativi scelti da Pandora per questa campagna pubblicitaria.
In questo articolo non voglio giudicare la campagna pubblicitaria di Pandora ma analizzarla per comprendere meglio alcune dinamiche quindi ragionerò seguendo anche altre possibili chiavi di lettura che lo spot tv di Pandora rivela.
Se, ad esempio, cerchiamo di non ragionare per preconcetti e approcci personali ed emotivi al messaggio messo bianco su verde da Pandora quello che vediamo è un semplice consiglio agli uomini considerati evolutivamente inferiori alle donne tanto da non capire quale regalo è adatto per la dolce metà. Interpretandola in questo modo il brand Pandora suggerisce al pubblico maschile come non sbagliare nella scelta dei regali di Natale.
Quello che realmente non capisco è come un pubblicitario non abbia considerato la possibile reazione del pubblico, specialmente ai tempi di Facebook & Co. Oppure lo sapeva benissimo e la scelta è stata voluta con una finalità chiara? Creare scandalo e conseguente vitalità intorno alla notizia; situazione che poi realmente si è verificata. Una scelta molto rischiosa a mio parere perché è molto difficile valutare in anticipo gli effetti di questa comunicazione sul brand. Nel caso del Buondì Motta la reazione anche indignata di parte del pubblico ha portato una notorietà positiva al marchio, non si può dire lo stesso, almeno fino ad ora, per il messaggio pubblicitario scelto da Pandora.
E se fosse solo ironia? Chi tra un ferro da stiro ed un grembiule, specialmente a Natale, non preferirebbe trovare sotto all’albero un oggetto più prezioso? A guardarla dal punto di vista maschile è come se la nostra dolce metà ci chiedesse di scegliere tra un pigiama, un dopobarba e un biglietto per la finale di Champions League…
La conclusione finale sulla campagna di Pandora? Nessuna mia personale presa di posizione in senso stretto sulla campagna pubblicitaria di Pandora ma una considerazione di fondo: il giudizio è legato al punto di vista di ognuno dei consumatori. Quello che è certo è che specialmente i social network hanno notevolmente rivoluzionato il concetto stesso di messaggio pubblicitario e questo i professionisti del settore devono sempre averlo ben presente e valutarlo attentamente quando si trovano a dover sviluppare una strategia di marketing.
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